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SERVIZIO IDRICO INTEGRATO
STORIA DEL RIFORNIMENTO IDRICO A ROCCELLA

Di Antonio Simone

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ASSOCIAZIONE CULTURALE

“ROCCELLA COM’ERA”

Sede c/o Casa della Cultura “G. Cingari”

Via Garibaldi - 89047 Roccella Jonica (RC)

Facebook: Associazione culturale Roccella com’era

Sin dall’antichità l’acqua fu, e lo è tuttora, un bene prezioso fondamentale per la sopravvivenza dell’uomo e degli esseri viventi.

Non per nulla le prime civiltà si formarono lungo i fiumi o in aree dalla forte presenza di acqua. Nell’era moderna diverse leggi nazionali furono emanate per la tutela della salute pubblica attraverso l’approvvigionamento di acqua potabile e di altre opere igieniche anche con il sostegno finanziario del governo. Cito solo la legge sanitaria Crispi-Pagliani del 1888, in cui l’art. 44 obbligava i Comuni di dotarsi di acqua potabile riconosciuta pura e di buona qualità.

In passato, un paese civile si identificava anche con la capacità dei suoi amministratori di saper fornire il servizio primario dell’approvvigionamento idrico all’ intera popolazione e assicurargli quotidianamente l’acqua necessaria per il fabbisogno alimentare e per l’igiene della persona.

È di questa prestazione a Roccella Jonica che si vuole, questa sera, ripercorrere una breve sintesi, data la vastità e la laboriosità degli avvenimenti che hanno accompagnato per mezzo secolo gli amministratori del nostro paese.

Iniziamo facendo un passo indietro.

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Roccella, suo malgrado, sorse paradossalmente, sulla rupe arenaria nel sito più inospitale del circondario per l’assenza totale di una fonte di approvvigionamento d’acqua. Sin dalla sua nascita si è sopperito in qualche modo, a questa penuria, con un sistema di incanalamento delle acque piovane convogliate e scaricate nei diversi pozzi appositamente scavati, a cominciare da quello del Palazzo Carafa. Questa riserva utilizzata per gli usi quotidiani difettava però dei requisiti di potabilità. Si hanno informazioni documentali di primo ‘600 che attestino che la sorgente Pigadi fu la fontem pubblicum de la Roccella (foto 1), che trovasi, come sappiamo, a circa un chilometro dalla vecchia Città, verso monte.

A tal proposito, una curiosità dei tempi di C. M. Carafa, nei suoi ordini per la buona amministrazione di Roccella, impose che l’acqua che scaturisce dal Pigade nella giornata del sabbato, per ogni settimana, di Sole in Sole non possa impedirsi dal suo corso, né occuparsi da possessori degli orti, ma si lasci libera di scorrere per comodità de’ cittadini, per lavare, e per altro loro uso…

La crescita demografica di Roccella di inizio ‘700 e l’impossibilità di spazi per nuove costruzioni sulla vecchia Città favorì la nascita dei vari rioni sorti intorno alla rocca.

Per il fabbisogno quotidiano di acqua la popolazione si servì delle varie sorgenti che sgorgavano nelle nostre contrade, gli abitanti dei rioni Sant’Antonio e Zirgone si fornivano d’acqua dalla sorgente Cafone e quelli che domiciliavano nella parte alta del paese dalle sorgenti Pigadi, Millarini (Millarni o Mijarni, dir come su vuole) e Ciurria, quest’ultima ricadente in proprietà comunale.

Gli abitanti del rione Marina erano quelli maggiormente penalizzati data l’enorme distanza dalle fonti citate sopra; per alleviare a questo disagio la tradizionale longanimità della Casa Carafa, così stava scritto in un documento, consentiva a questa comunità di servirsi arbitrariamente del prezioso liquido di un pozzo d’acqua sorgiva (per noi sena) che si trovava nel loro fondo Misostrico.

Il 22 Dicembre 1811, in occasione della spartizione di alcuni fondi tra la Casa Carafa e il Comune di Roccella, l’agente ripartitore verbalizzò, tra l’altro, il diritto del Comune sull’uso di tale pozzo, anche se con il passare del tempo venne utilizzato sempre meno, fino a quando con l’epidemia colerica che colpì Roccella nel 1887 si vietò l’uso di tale acqua perché nociva alla salute pubblica.

Con la costruzione della Ferrovia Jonica e la scelta di Roccella come capotronco, la Società Ferroviaria vincolò il nostro comune a rifornire di acqua il costruendo serbatoio della Stazione necessaria per il rifornimento delle motrici in transito.

Dopo un primo accordo in parola, gli amministratori comunali di Roccella, si sono attivati per dare certezza a questo impegno, motivato dal non perdere tutti quei privilegi veicolati da questa scelta, quali: l’ampliamento del fabbricato della Stazione, la costruzione di sale d’aspetto di prima e seconda classe, del deposito merci, del deposito personale viaggiante e della costruzione di case per i ferrovieri.

Bisogna attendere il 2 Aprile 1879 per dare inizio a questo proposito, quando il Consiglio Comunale guidato dal Sindaco Giuseppe Maria Cappelleri deliberò di eseguirsi, al più presto possibile, un prestito di £ 10.000 per i lavori di conduttura delle acque della sorgente Ciurria fino alla Stazione Ferroviaria.

Nel frattempo maturò il pensiero di utilizzare la stessa condotta idrica per fornire di acqua il rione Borgo, quello più densamente popolato, e il rione Marina quello maggiormente disagiato.

Nella riunione del 22 Settembre successivo il Consiglio, visto che prevedibilmente la sola sorgente Ciurria non era bastante per rifornire di acqua la Stazione Ferroviaria e i due citati rioni, si approvò di utilizzare anche la sorgente Millarini per rinforzare la sua portata e risolvere così una vecchia necessità di fornire parte della popolazione di acqua potabile ed evitare i disagi della lontananza dalle sorgenti e dalle difficoltà di percorrere strade precarie e piene di burroni. 

In quella riunione, il Consiglio autorizzò il Sindaco Cappelleri di ritirare, in tutta sollecitudine, il progetto della conduttura affidato all’Ingegnere Carmelo Tommasini di Reggio Calabria per essere, per legge, sottoposto ad approvazione, riserbandosi a suo tempo di provvedere alla nuova entità di spesa e ritirare la richiesta di prestito dei £ 10.000 perché non sufficienti. Nella riunione di una settimana dopo si deliberò di elevare a £ 20.000 detto mutuo.

Frattanto il progetto conduttura redatto, come detto, dell’Ing. Tommasini e approvato dalle competenti autorità, fu dato in appalto per la sua esecuzione alla Società Galopin Due e C.. Nella riunione consiliare del 8 Marzo 1881, il Sindaco Cappelleri informò i vari membri che nel termine di 5 mesi le tanto agognate acque devono funzionare all’uso a cui sono destinate; inoltre, si portava premura per stilare tra Comune e Società Italia per le strade ferrate meridionali una Convenzione articolata in nove punti che imponeva da una parte e dall’altra al rispetto dell’accordo. Cito solo che il Comune si impegnava di fornire 40 mc. di acqua al giorno ad iniziare non più tardi del 30 Agosto 1881, per non rischiare una salatissima penale.

Il 12 Aprile successivo il Consiglio deliberò il pagamento del suolo edificabile espropriato economicamente al signor Raffaele Congiusta fu Domenico Pappalo, in contrada Borgo per la costruzione della Fontana, lungo la via Progresso. Vista la perizia tecnica fatta dall’incaricato Domenico Reggio fu Giosuele si concordò all’unanimità di pagare il suolo espropriato £ 595,21 considerando che il Congiusta avendo riguardo alla pubblica utilità non intese fare obiezioni sul prezzo (foto 2).

La detta fontana fu ultimata nel Settembre ’81 dalla medesima Società Galopin esecutrice della conduttura.

Nella stessa tornata consigliare del 12 Aprile 1881 si deliberò di dare facoltà alla Giunta Municipale di far redigere un progetto per la costruzione di una fontana Monumentale sullo spiazzo che giace a settentrione della Piazza S. Vittorio con la spesa di £ 4.000.

Si resero necessarie due riunioni, del 7 e 13 Gennaio 1882, per discutere la risoluzione del problema delle acque Millarini da aggiungere a quelle di Ciurria per fornire oltre la Stazione ferroviaria anche la Fontana Borgo ormai pronta e che i cittadini del popoloso rione reclamavano l’acqua. Il problema era che la citata sorgente Millarini si trovava nel fondo di D. Nicola Bottari e figlio Vincenzo e nessuna trattativa bonaria di accomodamento per la cessione delle acque fu possibile per le esagerate pretensioni dei proprietari.​

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Alla fine il Consiglio deliberò per una forzosa espropriazione di tale sorgente e del terreno necessario per il collegamento con la conduttura di Ciurria. 

Altre due riunioni, 4 e 15 Aprile 1882 furono dedicate al progetto e all’approvazione della costruzione della Fontana Monumentale alla Marina.

Il progetto fu redatto dall’Architetto Vincenzo Gallucci e approvato dal Consiglio il 23 Marzo di quell’anno. Qualche giorno dopo fu autorizzata dal Prefetto la sua fabbricazione. Per la sua realizzazione si procedette per licitazione privata delegando esperti d’arte dato che la Fontana è tutta artistica con pezzi granitici e di marmo. (foto 3) Nello stesso periodo furono completati tutti i lavori della conduttura idrica e la Ditta Galopin reclamava l’importo totale dell’opera di £ 29201 compresi di indennizzi e compensi diversi, ben più alta della cifra contrattuale iniziale. La cosa con qualche strascico increscioso si risolse l’anno dopo con un tacito accordo sulla cifra di £ 24500.Si arrivò al 1884 e restava ancora in piedi la risoluzione della sorgente Bottari di Millarini che necessitava l’urgente allaccio alla conduttura del paese in quanto l’acqua della sorgente Ciurria bastava appena per il serbatoio ferroviario e le fontane Borgo e Marina, ormai attive, nei mesi estivi restavano a secco.

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Il 26 Maggio 1884 si prese una drastica decisone: abbandonare definitivamente la sorgente Bottari anche per evitare alti costi dovuti allo scavo di necessarie gallerie per potersi allacciare alla conduttura esistente. Si deliberò così di acquistare le acque delle sorgenti della stessa contrada Millarini, ricadenti nella proprietà di Giuseppe Maria Bova fu Nicola e nel fondo di Pacicca Antonino fu Vincenzo per le cifre rispettivamente di £ 1800 e £ 1510.

I lavori della conduttura di tali acque e l’opera di fognatura sono stati assegnati ed eseguiti dalla ditta di Nicola Ursino e ultimati alla fine del 1886.

Non c’è voluto molto per accorgersi che il nuovo allaccio dalla sorgente Millarini non avrebbe inferto il colpo decisivo all’annoso problema: di fornire le due fontane di sufficiente acqua per una popolazione sempre più in crescita demografica.

Le frequenti riunioni Consiliari del 1887, 1888 e parte del 1889 presentarono sempre al primo punto dell’Odg. la questione di una nuova conduttura d’acqua per Roccella. Siamo al tempo del Sindaco Antonio De Angelis e di un nutrito gruppo di consiglieri che hanno preso a cuore questo problema dando ognuno un suo contributo di proposta e di fattiva collaborazione.

Cercherò di sintetizzare le ipotesi di soluzione emerse nelle varie discussioni consiliari.

Un primo parere fu quello di contattare la Società per Conduttura di Acqua con sede a Roma, per far venire un suo ingegnere a Roccella affinché verificasse la qualità e la quantità delle acque di tutte le nostre sorgenti.

La detta Società inviò a Roccella per un sopralluogo e per i rilievi del caso, l’Ing. Giuseppe Boccia che fu accompagnato da una Commissione Visitatrice di consiglieri di cui facevano parte l’Ing. Agronomo Filocamo Giuseppe, sempre molto attivo e responsabile, Minici Francesco, Hyeraci Nicola e Minici Luigi. Sono state avanzate varie soluzioni: si pensò alla sorgente Salice inizialmente scartata per la rilevante spesa di conduttura data la lontananza, si scelse il Pigadi ma occorreva migliorare la qualità delle acque, si riprese il discorso della sorgente Bottari, interrotto anni prima, che al momento risultava la più economica rispetto alle altre. Alla fine si votò per l’ipotesi Salice affidando alla detta Società Romana e all’Ing. Bocci di redigere un progetto da sottoporre alla valutazione del nostro Comune.

Nella riunione straordinaria del 19 Aprile 1889 per la risoluzione del rifornimento d’acqua si decise di seguire la via più breve e dall’effetto immediato vista l’urgenza per l’approssimarsi della stagione estiva e della presenza, anche allora, di turisti che sceglievano il nostro paese: di deliberare l’acquisto e l’esproprio della sorgente di Nicola e Vincenzo Bottari di Millarini, incoraggiati dell’esito buono delle analisi eseguiti dal Chimico Farmacista Filippo Cuppari.

Ma la scelta non ebbe facilità di esecuzione in quanto i tempi tecnici per la stesura del progetto dell’Ing. Gustavo Zannoro, delegato dal Sig. Ministro dell’Interno a cui ci si era rivolti, e l’approvazione del Genio Civile necessitarono tre anni. Il 16 Agosto 1892 fu affidato alla ditta Nicola Ursino per la realizzazione dell’allaccio per la cifra di £ 2681.

Da precisare che tre anni prima, nella seduta del 13 Agosto 1889, si è parlato per la prima volta della fonte del Finocchio. In quella riunione il Sindaco Antonio De Angelis riferì quanto suggerito dalla Giunta Municipale, cioè se era il caso o meno di far redigere un progetto per la conduttura delle acque di tale sorgente. Animata e partecipata fu la conseguente discussione dove è emersa la prospettiva di una impressionante spesa data la lontananza di tal sorgente e del grosso sacrificio che sarebbe ricaduto sulla popolazione.

Nessuno credeva che con l’ultimo allaccio Millarini si sarebbe risolto il problema della grande sete. Si continuò a sgrovigliare la  situazione ancora per qualche anno senza trovare la soluzione definitiva.

In quegli anni ci si convinse che urgeva un progetto che portasse in paese una grande quantità di acqua con la prospettiva che fosse bastante per qualche decennio in proporzione alla crescita demografica.

Nel 1896 si voleva dare un forte segnale alla soluzione del problema facendo venire a Roccella un addetto del Laboratorio Scientifico della Sanità Pubblica di Roma per prelevare ed analizzare campioni d’acqua delle sorgenti Finocchio e Salice.

I risultati confermarono che le acque delle citate sorgenti erano chimicamente potabili e si deliberò di affidare l’incarico ad un ingegnere per fare un progetto per la conduttura di entrambe le sorgenti.

Frattanto l’attenzione degli amministratori si spostò per risolvere il problema idrico dei rioni S. Antonio e Zirgone penalizzati per la difficoltà di approvvigionarsi d’acqua dalla sorgente Cafone. Tra progetto, approvazione, concessione d’appalto e collaudo sono serviti tre anni affinché i cittadini dei due quartieri poterono beneficiare dell’acqua da una fonte più comoda e più vicina. Per quest’ultimi lavori si spesero £ 3576,33.

Finalmente accantonati tutti i buoni propositi si arrivò alla riunione del 15 Marzo 1900 per deliberare di affidare all’Ing. Antonino Pucci l’incarico di formulare il progetto della conduttura d’acqua di Salice e Caria.

Con l’elezione a Sindaco del dott. Bottari Cav. Vincenzo si è data una svolta alla risoluzione del più grosso problema del paese: il rifornimento di sufficienti acque.

Il Sindaco prese a cuore la vicenda e si assunse la responsabilità di ogni suggerimento e decisione per asservire una situazione apparentemente irrisolvibile che si poteva superare solo con una decisione coraggiosa, drastica e per certi versi impopolare.

Dalle riunioni del 9 e 17 Agosto 1901 è emersa l’inutilità del progetto sorgente Salice in quanto con i suoi 100 m.c. al giorno risolveva il problema solo di un migliaio di abitanti. Gli interventi dei vari consiglieri furono così indirizzate al sostegno della sorgente Finocchio, l’unica che offriva le esigenze di una intera comunità e si dava l’opportunità di sviluppo per il paese con aperture di attività commerciali e industriali.

Revocato definitivamente il progetto Salice, il Sindaco Bottari si convinse di rivolgersi al Governo del Re per affidargli un Ingegnere specialista dell’Ispettorato Centrale Sanitario con lo scopo di redigere il progetto e far risparmiare una bella somma per la sua compilazione limitandosi alla spesa di viaggio da Roma e di pernottamento dell’addetto.

Nella successiva riunione si è dato incarico alla Giunta di provvedere per le prime spese occorrenti per il progetto Finocchio senza aggravare di maggiori tasse i contribuenti. Si pensò di istituire la tassa di posteggio per gli animali che soggiornavano nel nostro Comune durante le fiere, che provenivano da tutta la Calabria e dalla Sicilia. Inoltre, si provvedeva di due abbeveratoi nel locale della fiera per eliminare così gli abusivi venditori d’acqua per le bestie. La tassa posteggio fu così ripartita: Bue, Vacca, vitello, cavallo, mulo £ 0,50; asino £ 0,30; maiale, caprone, montone, capra, pecora £ 0,10.

Bisogna attendere il 1904 e 1905 per vedere il progetto Finocchio superare l’iter burocratico tra Comune, sottoprefettura e Genio Civile con le solite modifiche e approvazioni varie. La spesa prevista complessiva era di £ 280.000, anche se alla fine si superarono i 340.00 £, che il Comune si premurò di approvare. Per una cifra così esorbitante si ricorse alla contrattazione di un mutuo presso la banca DD. E PP. restituendo tale prestito in N° 50 annualità comprensive di capitale e relativo interesse a scalare, che corrispondevano a £ 6410,22 all’anno.  Per il pagamento di tale cifra si applicò una proporzionata sovrimposta ai possessori di terreni e fabbricati della durata di 50 anni.

Il 30 Aprile 1907 si approvò l’appalto della conduttura con licitazione privata. La scelta fu per Società Romana delle Condotte che si dichiarò disponibile all’esecuzione della condotta. Successivamente si passò alla approvazione del progetto serbatoio che subì anch’esso varie modifiche in ultimo si approvò quello della costruzione di due serbatoi cilindrici della capacità ciascuna di 300 mc.

Nella riunione consiliare del 18 Marzo 1909, per la distribuzione dell’acqua nel paese, si approvò di impiantare fontanine nelle seguenti località: Vallone Arena sup., Vallone Arena inf., rione Sant’Antonio presso il ponte della ferrovia, rione Carrubaro e una fontanella alla Stazione. Ritenuto, inoltre, che nel paese non c’erano abbeveratoi, si propose l’impianto di questi con fontanella: rione S. Giuseppe (foto 4), piazzale Cannolaro, piazzale Dogana (foto 5) e un abbeveratoio al campo della fiera.

Per la loro messa in funzione bisogna attendere ancora qualche anno.

Nei decenni successivi si è dato seguito gradualmente al rifornimento dell’acqua Finocchio nelle private abitazioni.

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